Stavo seguendo un workshop di crescita personale, e studio delle proprie percezioni ed emozioni, basato sull’autoritratto. Guardare e scegliere vecchie foto di famiglia era uno dei compiti assegnateci. Tutte le volte si guarda una foto, pur essendo l’ennesima volta, si possono cogliere particolari non visti primi. Questi poi, potranno suscitare altri ricordi e generare storie diverse .
Sono così corso in biblioteca alla ricerca delle pubblicazioni in merito agli usi terapeutici della fotografia imbattendomi in quel che viene chiamato “Photovoice”.
Cos’è Photovoice
Photovoice, temine inglese che tradotto letteralmente sarebbe “voce della foto”, è un progetto che mette insieme fotografia e narrazione. Pensato inizialmente come progetto per la comunità, è stato usato anche per aiutare il singolo individuo.
Gli obiettivi principali di Photovoice (Wang, 1999) sono tre:
- rendere le persone capaci di valutare e riportare i punti di forza e di debolezza della propria comunità;
- promuovere un dialogo critico, un confronto e una conoscenza a proposito di punti importanti riguardanti la comunità attraverso piccoli o grandi gruppi di discussione;
- raggiungere chi fa le leggi
Secondo Wang (Wang, 1999) Photovoice è una via creativa, provocativa, e coinvolgente per comunicare alla società le esperienze di gruppi minori. Attraverso di esso si possono mettere in luce problematiche che vanno, dall’isolamento sociale, passando per la stigmatizzazione, finendo con la salute mentale e i problemi psicologi.
Differenze con altri strumenti
Un altro punto fondamentale del Photovoice è il suo uso come strumento d’indagine. La sostanziale differenza con questionari, focus group, interviste, etc,, è il cambio di paradigma. Gli strumenti citati sono costruiti dal ricercatore le cui cose importanti non corrispondo necessariamente ai bisogni della comunità a cui si presenta. In Photovoice invece, è la persona che diventa esperta, oltre che la visione del problema dal suo punto di vista assume un’importanza fondamentale.
Photovoice è uno strumento che insegna a lavorare in gruppo, crea empowerment nelle persone che vi partecipano, riducono ansia, frustrazione e senso d’impotenza.
Il singolo invece può usarlo per descrivere la sua quotidianità, per vedere le sue ansie e problemi da un’altra angolazione e, grazie anche all’auto di un psicoterapeuta, ridefinire ciò che è emerso per risolvere i problemi in sospeso.
Scrivimi se vuoi parlare di photovoice o vuoi fare un progetto.
Link:
Wang C, Burris M, Xiang Y. Chinese village women as visual anthropologists: a participatory approach to reaching policymakers. Soc Sci Med.1996;42:1391–1400. Crossref, Medline, Google Scholar
Wang C, Burris M. Photovoice: concept, methodology, and use for participatory needs assessment. Health Educ Behav.1997;24:369–387. Crossref, Medline, Google Scholar
Wu K, Burris M, Li V, et al., eds. Visual Voices: 100 Photographs of Village China by the Women of Yunnan Province. Yunnan, China: Yunnan People’s Publishing House; 1995. Google Scholar