Cosa succede quando abbiamo contrastanti informazioni sulla salute

informazioni contrastanti sulla salute tramite web o altri media

Vi voglio parlare di questo interessante articolo di Emily Reynolds pubblicato nel BPS Research Digest e che è in linea con quanto ho potuto notare nelle persone che si rivolgono a me per problematiche simili.

Oggi possiamo ottenere informazioni sulla salute da svariate fonti. Possiamo chiedere consiglio a conoscenti e amici, medici, giornali e riviste, guardare programmi televisivi. L’ultima via è quella di internet attraverso cui siamo in grado di diagnosticarci una malattia rara o presunta tale con conseguenti reazioni allarmanti di ansia e panico generale.

Fin qui tutto bene si fa per dire, ma cosa succede quando le informazioni che otteniamo sono tra loro contraddittorie e oggi più che mai ce ne accorgiamo?

Una prima risposta ci viene da una recente ricerca di Partrick V.B. et al., pubblicata nel Behavioral Medicine  (09/2021).

La ricerca

Ai due gruppi partecipanti veniva fatto leggere un articolo sui benefici dei cereali integrali. Un gruppo aveva l’articolo con tutti gli esperti in accordo sui benefici per la salute mentre nell’altro invece gli esperti erano in disaccordo tra loro su quei benefici. 

Successivamente gli stessi partecipanti furono sottoposti a dei test di attenzione. I risultati emersi per i soggetti con contrastanti informazioni sulla salute furono: 

  • meno accurati e veloci nel rispondere al compito del test
  • lamentavano di avere la testa troppo piena, ossia difficoltà a pensare ulteriormente
  • non sapevano più cosa fosse giusto
  • rifiuto di tutte le informazioni come contraccolpo

Tutto ciò ci suggerisce come avere informazioni discordanti oltre che l’information overloading, ossia l’eccesso di informazioni, blocchi la capacità di scelta anziché facilitarla. Abbiamo inoltre come aggravante la difficoltà a seguire le indicazioni e i consigli per la loro salute.

Un suggerimento che arriva dal team di ricerca agli operatori sanitari è quello di capire se la persona che hanno di fronte abbia questo tipo di confusione così da poter poi far chiarezza.

Personalmente aggiungo che per prima cominciare ad analizzare bene e con calma le informazioni, fonte, contesto, autore, etc. Seconda cosa dovremmo essere noi a limitare l’entrata di queste informazioni qualora dovessimo sentire questo senso di frustrazione così da non entrare in quel circolo vizioso ansiogeno della perenne ricerca della risposta esatta, ma che non esiste.

Studiare senza fatica: i sei modi per farlo

sei modi per studiare senza fatica

L’altro giorno stavo assaporavo il mio consueto caffè del mattino al solito bar vicino allo studio, quando alla radio parlarono della recente eruzione del vulcano alle Tonga. Per associazione mi tornò alla mente Pompei e cercai di ricordare la data o quantomeno il periodo, ma senza risultato. Perché non ricordavo? Eppure alla scuola media (secondaria di primo grado) ero molto bravo e mi bastava stare attento in classe per ricordare senza far fatica. Con il passare del tempo però le informazioni da immagazzinare erano aumentate e a quel punto la mia buona memoria non fu più sufficiente a farmi studiare meno e senza fatica. C’era bisogno quindi di un sistema per apprendere tutto quel materiale.

Fortunatamente la ricerca in psicologia ci ha fornito la risposta su come apprendere. Ecco i sei punti per studiare e rendere al meglio:

  1. Per prima cosa trovare un significato nel materiale è essenziale per l’apprendimento a lungo termine, così come descritto da Gray, Arnott-Hill e Benson, 2021 nel loro libro. (https://cod.pressbooks.pub/introductiontopsychologywinter21/).
  2. Elaborare il testo ovvero come li chiamo io fare “collegamenti elaborati”. Ripetere a pappagallo funziona solo se il test è a breve termine inoltre ci si concentra sulle parole anziché sul loro significato. Meglio invece trasformare ciò che leggi con parole tue così da rendere più concreto il concetto così come dimostrato da (Ratliff-Crain & Klopfleisch, 2005). (https://www.butler.edu/file/78319/download).
  3. Smettere di scrivere un altro libro. Ho visto molti miei compagni il cui significato di studiare era riscrivere praticamente interi capitoli per poi leggere il presunto riassunto e ripeterlo. Quanto tempo serve per fare tutto questo? Con la mole di lavoro che la scuola da da fare il tempo è prezioso. Il riassunto lo devo eventualmente fare io così come descritto al punto 2, invece che da una parte il libro e dall’altra il foglio su cui trascrivo.
  4. Smettere gli schemi se sono una mera traduzione simultanea dal libro al foglio, invece che un mio “collegamento elaborato”
  5. Altro metodo è collegarlo a conoscenze precedenti, oppure a fatti del presente. Esempio se penso al piano inclinato in fisica dinamica, per ricordare la formula faccio l’esperimento con una pallina che cade costruendo la formula proprio in quel momento.
  6. Selezionare il materiale. questo è forse la cosa più importante perché come detto prima non posso sottolineare o riassumere tutto il libro. Imparare a selezionare mi farà risparmiare tempo oltre che farmi apprendere meglio. Primo devo leggere tutto per uno sguardo generale, poi un seconda volta in cui seleziono solo le cose principali come se fosse un primo filtro. A questo punto scendo ancora applicando un altro filtro. Avrò così un sistema a radice simile ad uno dei famosi schemi. Il tutto ovviamente passa per i “collegamenti elaborati”.

Quello che insegno nel mio percorso è come adattare questi sei punti ad ognuno di noi per rendere più efficace il sistema e perdere così meno tempo.

Prova a dirmi anche tu come ti sei trovato nell’applicare questi principi!

Psicologia pop

psicologia popolare

La psicologia popolare come movimento che che parte dagli anni ’80

Che cos’è la psicologia popolare?

Come dice la parola stessa essa può essere definita come il tentativo di presentare idee, teorie, nuove scoperte psicologiche ad un vasto pubblico. La psicologia al pari di altri settori scientifici, ha proprie pubblicazioni specialistiche e con un linguaggio proprio della materia. La psicologia pop (pop-psychology o psicologia popolare) è il modo pensato per rendere più accessibili, accattivanti e utilizzabili le conoscenze derivanti dalle ricerche svolte in ambito accademico.

Classificare la psicologia pop non è cosa facile, ma possiamo distinguere due diversi generi principali. Nel primo abbiamo libri, video e media in generale scritti da accademici o da giornalisti scientifici, il cui scopo è informare il pubblico sulle nuove scoperte della psicologica scientifica. Esempi ne sono:

La mente che sente. A tu per tu: dialogando in vicinanza, nonostante tutto  scritto da Daniela Lucangeli docente dell’Università di Padova

Neuroscienze cognitive scritto da M.S. Gazzaniga, et al.

Neuro-mania scritto da Paolo Legrenzi Docente emerito, Carlo Umiltà

Disturbi del linguaggio e psichiatrici nel 20% dei bambini e ragazzi in “La Repubblica salute

secondo genere

Questo è molto diffuso. Vi rientrano infatti tutti gli aiuti pratici per affrontare le sfide quotidiane. Chi scrive in questo settore sono principalmente professionisti della psicologia che si tengono a distanza di sicurezza dalle ricerche sugli argomenti di cui parlano. Abbiamo un’enorme biblioteca in merito perché questo tipo di pubblicazioni mirano a renderci amanti migliori, partner e genitori più capaci. Parlano a quelli di noi che vogliono essere più felici, più magri, più in forma, più ricchi, più intelligenti, più sexy o più produttivi.

All’interno del settore in cui cerchiamo di migliorarci o di trovare sollievo ai nostri disagi mentali, che possiamo definire auto-aiuto (self-help) troviamo anche autori i quali non sono professionisti psicologi. Persone, che vanno dal manager di industria al guru della rete, parlano, scrivono fanno video, su tematiche attinenti alla scienza psicologica pur non avendo un background in materia, ma solo la loro, o di altri, esperienza di esseri umani. Un esempio è del primo tipo è “il manuale della felicità” di Raffaele Morelli, mentre il secondo Roberto Re e affini.

La linea di confine tra psicologia e auto-aiuto tout court

Non voglio entrare nella diatriba se questo sia giusto o meno, lasciando al lettore il compito di decidere cosa sia giusto o meno. A me solo il compito di ricordare che non tutto ciò che è passato come scientifico, che sembra il lavoro di un ricercatore, o che usi il gergo proprio della psicologia è tale. 

Jesse Singal, giornalista americano, nel suo libro “the quick fix” ha mostrato come alcune delle fantomatiche teorie della psicologia pop dagli anni 90 in poi avessero basi di ricerca fragili oppure avessero risultati dubbi quando furono replicate. 

Parafrasando H. von Hofmannsthal “tutto ciò che è creduto esiste e soltanto questo”